Gli antichi Umbri
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- burjan
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Re: Gli antichi Umbri
BEVAGNA (Mevania)
La città sorge in una piccola altura ai margini della Valle Umbra. La storia dell'insediamento trova origini sicure già a partire dall'età del ferro (X secolo a. C.); al VII secolo risalgono i resti di abitato e le tombe più antiche. Si è voluto vedere il nome della città, derivato dal gentilizio etrusco Mefana, un indizio di una preesistenza, in questa zona degli Etruschi rispetto agli Umbri.
In realtà, secondo le più recenti ipotesi degli archeologi, il nome avrebbe un'origine indoeuropea, dalla radice "med", ossia, "la città che sta nel mezzo". E' uno degli elementi che portano a ritenere Bevagna la capitale della Lega dei popoli umbri, suggestiva teoria dell'illustre studioso Sisani, avvalorata dalla Soprintendenza Archeologica dell'Umbria.
Intendiamoci: Bevagna era in sostanza la città cui spettava la tutela del santuario federale sito esattamente sotto l'attuale Villa Fidelia, a Spello. Ad esso era collegata dalla cosiddetta "Via Triunfalis", lungo la quale troviamo ancora resti di tombe monumentali e diversi edifici medievali, e che passava anche per il suggestivo Lago dell'Aiso.
Come sembra attestare un'iscrizione, Bevagna era forse anche la capitale di una confederazione più ristretta, cui anticamente facevano capo i popoli della Valle Umbra. Lo si deduce dalla presenza, ancora nel II sec. a.C., della magistratura dei "questori del farro", che nelle Tavole Iguvine sono i soggetti incaricati della raccolta rituale del farro per conto della Confederazione Atiedia.
In ogni caso, fu proprio presso Bevagna che, nel 308 a.C., fu combattuta la battaglia decisiva con cui il console Fabio Rulliano, battuti i confederati umbri, impose sulla regione il dominio di Roma.
Un notevole fattore di accelerazione delle spinte all'urbanizzazione di quest'area fu poi costituto dall'apertura della via Flaminia. In seguito alla guerra sociale, la città divenne un municipio della tribù Aemilia; si può affermare con certezza che l'assetto urbanistico attuale ricalca piuttosto fedelmente quello su cui si organizzava l'antico centro, mantenendo sia il tessuto viario sia diversi resti di strutture, tanto a destinazione pubblica che privata. Una menzione particolare meritano gli edifici inglobati sotto la chiesa di San Domenico, probabilmente dei magazzini facenti riferimento al porto fluviale nato alla confluenza di Topino e Clitunno. Come ricordano le fonti, Mevania era ricca e prosperosa; tra le notizie degne di essere ricordate è quella dell'allevamento dei famosi buoi bianchi riservati ai rituali sacri.
Le attestazioni epigrafiche ci rendono inoltre nota l'esistenza di ordini sacerdotali, quali i novemviri Valetudinis (Valetudo era una divinità salutare).
Nell'immagine: il celebre mosaico romano delle Terme (I. sec.d.C.).
Il Museo Civico di Bevagna: http://www.sistemamuseo.it/
La città sorge in una piccola altura ai margini della Valle Umbra. La storia dell'insediamento trova origini sicure già a partire dall'età del ferro (X secolo a. C.); al VII secolo risalgono i resti di abitato e le tombe più antiche. Si è voluto vedere il nome della città, derivato dal gentilizio etrusco Mefana, un indizio di una preesistenza, in questa zona degli Etruschi rispetto agli Umbri.
In realtà, secondo le più recenti ipotesi degli archeologi, il nome avrebbe un'origine indoeuropea, dalla radice "med", ossia, "la città che sta nel mezzo". E' uno degli elementi che portano a ritenere Bevagna la capitale della Lega dei popoli umbri, suggestiva teoria dell'illustre studioso Sisani, avvalorata dalla Soprintendenza Archeologica dell'Umbria.
Intendiamoci: Bevagna era in sostanza la città cui spettava la tutela del santuario federale sito esattamente sotto l'attuale Villa Fidelia, a Spello. Ad esso era collegata dalla cosiddetta "Via Triunfalis", lungo la quale troviamo ancora resti di tombe monumentali e diversi edifici medievali, e che passava anche per il suggestivo Lago dell'Aiso.
Come sembra attestare un'iscrizione, Bevagna era forse anche la capitale di una confederazione più ristretta, cui anticamente facevano capo i popoli della Valle Umbra. Lo si deduce dalla presenza, ancora nel II sec. a.C., della magistratura dei "questori del farro", che nelle Tavole Iguvine sono i soggetti incaricati della raccolta rituale del farro per conto della Confederazione Atiedia.
In ogni caso, fu proprio presso Bevagna che, nel 308 a.C., fu combattuta la battaglia decisiva con cui il console Fabio Rulliano, battuti i confederati umbri, impose sulla regione il dominio di Roma.
Un notevole fattore di accelerazione delle spinte all'urbanizzazione di quest'area fu poi costituto dall'apertura della via Flaminia. In seguito alla guerra sociale, la città divenne un municipio della tribù Aemilia; si può affermare con certezza che l'assetto urbanistico attuale ricalca piuttosto fedelmente quello su cui si organizzava l'antico centro, mantenendo sia il tessuto viario sia diversi resti di strutture, tanto a destinazione pubblica che privata. Una menzione particolare meritano gli edifici inglobati sotto la chiesa di San Domenico, probabilmente dei magazzini facenti riferimento al porto fluviale nato alla confluenza di Topino e Clitunno. Come ricordano le fonti, Mevania era ricca e prosperosa; tra le notizie degne di essere ricordate è quella dell'allevamento dei famosi buoi bianchi riservati ai rituali sacri.
Le attestazioni epigrafiche ci rendono inoltre nota l'esistenza di ordini sacerdotali, quali i novemviri Valetudinis (Valetudo era una divinità salutare).
Nell'immagine: il celebre mosaico romano delle Terme (I. sec.d.C.).
Il Museo Civico di Bevagna: http://www.sistemamuseo.it/
Ultima modifica di burjan il gio 28 ago, 2014 21:26, modificato 1 volta in totale.
Il dono della previsione è far comprendere quanto sia perfettamente inutile dare una risposta alle domande sbagliate (Ursula Le Guin)
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Re: Gli antichi Umbri
GUBBIO (Ikuvium)
Come disse Guido Piovene, "dire che Gubbio ha un volto medievale non basta a definirne l'anima. Si sente vivere in essa, quasi un fantasma, l'altro Medio Evo pù grave delle antiche razze italiche".
Grazie alle Tavole, di cui abbiamo già parlato, di Gubbio si sanno tante più cose di qualsiasi altra città umbra. Questo può dare, e ha dato, una immagine falsata della sua importanza all'interno dell'universo geografico e politico umbro. In realtà, né dalle Tavole, né da qualsiasi altro documento, risulta che Gubbio abbia esercitato alcuna egemonia sul resto dell'Umbria.
Certamento però essa si configura, per quanto emerge dalle sette Tavole bronzee ritrovate nel 1444, come un importantissimo centro politico e religioso. A confermarlo, sulle pendici del monte Foce resti di mura ciclopiche ed il ritrovamento di ceramiche cotte davanti al fuoco, di asce ed armi di pietra. Secondo il linguista prof. Ancillotti, a partire dall'IX-VIII secolo Gubbio era al centro di una confederazione che abbracciava svariate tribù, per lo più situate sul versante adriatico dell'Appennino, etnicamente sia umbre che picene, le quali celebravano riti comuni presso il santuario di Giove Appennino, sul valico di Scheggia. Probabilmente, come Bevagna per il santuario di Villa Fidelia, a Gubbio era affidata la custodia e manutenzione del santuario di Scheggia.
"Capitale morale degli Umbri" possiamo definirla noi oggi a posteriori, per la enorme importanza che le Tavole hanno rivestito ai fini della conoscenza di questo antico popolo italico.
Gubbio, che sorge ai piedi del Monte Ingino, si trova in una in una posizione idonea al controllo del sito dove il corso d'acqua Camignano confluiva nell'ampia pianura in cui scorrono Saonda e Assino.
Il centro medievale sembra coincidere con quello umbro. Forse la attuale Via Savelli determinava la linea delle mura, della città-stato di Gubbio, su cui si innestano le porte di Trebulana, Tessenaca e Veia. Tra le varie emergenze archeologiche della città e del suo territorio, un particolare risalto è dato dalle fonti letterarie antiche al luogo di culto, in verità non ancora identificato, di Giove Pennino, che godeva di un chiaro prestigio come santuario oracolare, a cui si rivolsero per chiedere responsi anche gli imperatori Claudio II ed Onorio.
Custodite nel palazzo dei Consoli, le Tavole, di cui abbiamo già parlato, descrivono cerimonie religiose che si svolgevano nella città. IKUVIUM, la città stato, si estendeva a nord-ovest dell'odierna città nella zona porta S. Croce, via Baldassini e via dei Consoli. La popolazione era divisa in dieci parti, decuvie, e suddivisa in due gruppi capeggiati da una famiglia. Il Marone era il principale magistrato ed i Fratelli Atiedii componevano il collegio sacerdotale. La massima autorità religiosa era costituita dal Flamine. L'augure coglieva i messaggi divini al "Pietrone", visibile ancor oggi nel lastricato davanti al palazzo del Capitano del Popolo, ai confini della città, al "tabernacolo" e "alle pietre augurali". Altre testimonianze della civiltà dell'antica Ikuvium sono offerte da tre serie di monete, da un bassorilievo del II-I sec. a.C., custodite nel palazzo dei Consoli e da un letto funebre con base di ferro e intelaiatura di legno, coperto da bronzo decorato con figura di donna e di cavallo.
I romani preferirono sviluppare la città più a valle, in corrispondenza dell'area ove sorge il teatro. Iguvium fu municipio della tribù Clustumina. Quando Gubbio diventa Municipio Romano si conclude la sua romanizzazione e di quel periodo, anche se nessuna delle vie consolari la tocca, restano importanti segni, il più evidente dei quali è il magnifico teatro romano. La posizione di questo ci indica chiaramente che la città romana, non avendo nemici da cui difendersi, era scesa dal monte insediandosi nella comoda e produttiva pianura eugubina.
Come disse Guido Piovene, "dire che Gubbio ha un volto medievale non basta a definirne l'anima. Si sente vivere in essa, quasi un fantasma, l'altro Medio Evo pù grave delle antiche razze italiche".
Grazie alle Tavole, di cui abbiamo già parlato, di Gubbio si sanno tante più cose di qualsiasi altra città umbra. Questo può dare, e ha dato, una immagine falsata della sua importanza all'interno dell'universo geografico e politico umbro. In realtà, né dalle Tavole, né da qualsiasi altro documento, risulta che Gubbio abbia esercitato alcuna egemonia sul resto dell'Umbria.
Certamento però essa si configura, per quanto emerge dalle sette Tavole bronzee ritrovate nel 1444, come un importantissimo centro politico e religioso. A confermarlo, sulle pendici del monte Foce resti di mura ciclopiche ed il ritrovamento di ceramiche cotte davanti al fuoco, di asce ed armi di pietra. Secondo il linguista prof. Ancillotti, a partire dall'IX-VIII secolo Gubbio era al centro di una confederazione che abbracciava svariate tribù, per lo più situate sul versante adriatico dell'Appennino, etnicamente sia umbre che picene, le quali celebravano riti comuni presso il santuario di Giove Appennino, sul valico di Scheggia. Probabilmente, come Bevagna per il santuario di Villa Fidelia, a Gubbio era affidata la custodia e manutenzione del santuario di Scheggia.
"Capitale morale degli Umbri" possiamo definirla noi oggi a posteriori, per la enorme importanza che le Tavole hanno rivestito ai fini della conoscenza di questo antico popolo italico.
Gubbio, che sorge ai piedi del Monte Ingino, si trova in una in una posizione idonea al controllo del sito dove il corso d'acqua Camignano confluiva nell'ampia pianura in cui scorrono Saonda e Assino.
Il centro medievale sembra coincidere con quello umbro. Forse la attuale Via Savelli determinava la linea delle mura, della città-stato di Gubbio, su cui si innestano le porte di Trebulana, Tessenaca e Veia. Tra le varie emergenze archeologiche della città e del suo territorio, un particolare risalto è dato dalle fonti letterarie antiche al luogo di culto, in verità non ancora identificato, di Giove Pennino, che godeva di un chiaro prestigio come santuario oracolare, a cui si rivolsero per chiedere responsi anche gli imperatori Claudio II ed Onorio.
Custodite nel palazzo dei Consoli, le Tavole, di cui abbiamo già parlato, descrivono cerimonie religiose che si svolgevano nella città. IKUVIUM, la città stato, si estendeva a nord-ovest dell'odierna città nella zona porta S. Croce, via Baldassini e via dei Consoli. La popolazione era divisa in dieci parti, decuvie, e suddivisa in due gruppi capeggiati da una famiglia. Il Marone era il principale magistrato ed i Fratelli Atiedii componevano il collegio sacerdotale. La massima autorità religiosa era costituita dal Flamine. L'augure coglieva i messaggi divini al "Pietrone", visibile ancor oggi nel lastricato davanti al palazzo del Capitano del Popolo, ai confini della città, al "tabernacolo" e "alle pietre augurali". Altre testimonianze della civiltà dell'antica Ikuvium sono offerte da tre serie di monete, da un bassorilievo del II-I sec. a.C., custodite nel palazzo dei Consoli e da un letto funebre con base di ferro e intelaiatura di legno, coperto da bronzo decorato con figura di donna e di cavallo.
I romani preferirono sviluppare la città più a valle, in corrispondenza dell'area ove sorge il teatro. Iguvium fu municipio della tribù Clustumina. Quando Gubbio diventa Municipio Romano si conclude la sua romanizzazione e di quel periodo, anche se nessuna delle vie consolari la tocca, restano importanti segni, il più evidente dei quali è il magnifico teatro romano. La posizione di questo ci indica chiaramente che la città romana, non avendo nemici da cui difendersi, era scesa dal monte insediandosi nella comoda e produttiva pianura eugubina.
Ultima modifica di burjan il ven 29 ago, 2014 09:28, modificato 2 volte in totale.
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Re: Gli antichi Umbri
GUALDO TADINO (Tarsina)
Ritrovamenti di necropoli dell'età del Ferro a valle lungo la attuale via Flaminia e di ripostigli di fine età del bronzo lungo le vie montane di transumanza hanno recentemente dimostrato l'esistenza di stanziamenti umani nel territorio di Gualdo Tadino già nell'Era Preistorica.
Due dischi aurei conservati presso il museo archeologico dell'Umbria a Perugia, risalenti al XIII sec. a.C., sono la testimonianza della più antica oreficeria italiana. I due "dischi" furono rinvenuti nel 1937 nella Valle di Santo Marzio. In quest'epoca l’attuale piana di Gualdo era occupata da un lago.
I recenti scavi sul Colle I Mori hanno portato alla luce i resti d'abitazioni di legno con basi in pietra, talvolta disposte su due piani (XII - II sec. a. C.): qui sorgeva dunque la “Tarsina” umbra, come attestato anche da una splendida iscrizione. La scoperta di questo sito ha rivoluzionato il pensiero scientifico, assegnando agli Umbri storici capacità costruttive finora nemmeno ipotizzabili.
Da circa cinque anni, cinque campagne archeologiche condotte dall'Università di Perugia - direttore il prof. Andrea Sisani - hanno riportato alla luce parte di una città romana perfettamente conservata (che dovrebbe essere estesa oltre 20 ettari), che è forse uno dei siti più interessanti di epoca romana dell'Italia centrale, in quanto praticamente intatta: fu abbandonata improvvisamente all'inizio del VI sec. d.C. e non fu costruito null'altro al di sopra, per cui è stato possibile rinvenire strutture murarie ed edifici databili fra il III-IV sec. a.C., alcune delle quali sicuramente umbre, e il V sec. d.C.. Fra di esse, l'edificio delle terme, con un meraviglioso mosaico; una villa del I sec. a.C, con un sistema di riscaldamento a pavimento praticamente intatto; tre edifici pubblici, di cui uno religioso e varie altre strutture pubbliche, che ancora non sono state interamente scavate ed individuate dagli archeologi.
Nel 266 a. C. Tarsina divenne la romana Tadinum. La costruzione della via Flaminia nel 220 a.C. lega alla via consolare la storia della città, apportatrice di ricchezza ma anche di violenza e distruzione. Allo stesso periodo risalgono infatti evidenti tracce di distruzione della Tarsina umbra.
Superate alcune crisi, Giulio Cesare le inflisse una dura punizione per aver parteggiato per Gneo Pompeo. Conosce nel 552 d.c. l'episodio di maggior rilievo dal punto di vista storico passato agli annali con il nome di Battaglia di Tagina. La vallata tadinate fu infatti teatro dello scontro finale tra i Goti guidati dal re Totila e i Bizantini del generale Narsete. La sconfitta dei Goti che videro cadere anche il proprio Re Totila, la leggenda lo vuole seppellito insieme al proprio tesoro ad Capras a qualche chilometro dall'attuale Gualdo, segnò la fine del regno Gotico in Italia.
Ritrovamenti di necropoli dell'età del Ferro a valle lungo la attuale via Flaminia e di ripostigli di fine età del bronzo lungo le vie montane di transumanza hanno recentemente dimostrato l'esistenza di stanziamenti umani nel territorio di Gualdo Tadino già nell'Era Preistorica.
Due dischi aurei conservati presso il museo archeologico dell'Umbria a Perugia, risalenti al XIII sec. a.C., sono la testimonianza della più antica oreficeria italiana. I due "dischi" furono rinvenuti nel 1937 nella Valle di Santo Marzio. In quest'epoca l’attuale piana di Gualdo era occupata da un lago.
I recenti scavi sul Colle I Mori hanno portato alla luce i resti d'abitazioni di legno con basi in pietra, talvolta disposte su due piani (XII - II sec. a. C.): qui sorgeva dunque la “Tarsina” umbra, come attestato anche da una splendida iscrizione. La scoperta di questo sito ha rivoluzionato il pensiero scientifico, assegnando agli Umbri storici capacità costruttive finora nemmeno ipotizzabili.
Da circa cinque anni, cinque campagne archeologiche condotte dall'Università di Perugia - direttore il prof. Andrea Sisani - hanno riportato alla luce parte di una città romana perfettamente conservata (che dovrebbe essere estesa oltre 20 ettari), che è forse uno dei siti più interessanti di epoca romana dell'Italia centrale, in quanto praticamente intatta: fu abbandonata improvvisamente all'inizio del VI sec. d.C. e non fu costruito null'altro al di sopra, per cui è stato possibile rinvenire strutture murarie ed edifici databili fra il III-IV sec. a.C., alcune delle quali sicuramente umbre, e il V sec. d.C.. Fra di esse, l'edificio delle terme, con un meraviglioso mosaico; una villa del I sec. a.C, con un sistema di riscaldamento a pavimento praticamente intatto; tre edifici pubblici, di cui uno religioso e varie altre strutture pubbliche, che ancora non sono state interamente scavate ed individuate dagli archeologi.
Nel 266 a. C. Tarsina divenne la romana Tadinum. La costruzione della via Flaminia nel 220 a.C. lega alla via consolare la storia della città, apportatrice di ricchezza ma anche di violenza e distruzione. Allo stesso periodo risalgono infatti evidenti tracce di distruzione della Tarsina umbra.
Superate alcune crisi, Giulio Cesare le inflisse una dura punizione per aver parteggiato per Gneo Pompeo. Conosce nel 552 d.c. l'episodio di maggior rilievo dal punto di vista storico passato agli annali con il nome di Battaglia di Tagina. La vallata tadinate fu infatti teatro dello scontro finale tra i Goti guidati dal re Totila e i Bizantini del generale Narsete. La sconfitta dei Goti che videro cadere anche il proprio Re Totila, la leggenda lo vuole seppellito insieme al proprio tesoro ad Capras a qualche chilometro dall'attuale Gualdo, segnò la fine del regno Gotico in Italia.
Ultima modifica di burjan il ven 29 ago, 2014 22:41, modificato 2 volte in totale.
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Re: Gli antichi Umbri
NOCERA UMBRA (Noukria)
La fondazione di Nocera (dall’umbro noukria=nuova città) può farsi risalire ad epoca anteriore al sec V.
II sito dell'attuale Nocera corrisponde alla sede dei Nucerini Favonienses et Camellani, una delle popolazioni umbre. Il territorio fu frequentato già in età neolitica e nella prima età del Ferro.
Lo sviluppo del sito romano, il cui nome è Nuceria Camellaria, è senza dubbio in relazione con la costruzione della Flaminia. Da Nocera si staccava il diverticolo della strada consolare che si dirigeva ad Ancona, toccando i centri di Prolaqueum, Septempeda e Auximum. Si è propensi ad identificare la città romana vera e propria presso l'attuale stazione ferroviaria, non lontano dalla quale sono localizzati anche alcuni blocchi pertinenti ad un ponte con cui la Flaminia attraversava il torrente Caldognola. Altre strutture ancora visibili della "grande strada" sono ubicate in località le Spugne, Campodarco e Maestà di Picchio.
La città ebbe lo status di municipio.
http://www.musei.umbria2000.it/default.aspx?IdArt=19747
La fondazione di Nocera (dall’umbro noukria=nuova città) può farsi risalire ad epoca anteriore al sec V.
II sito dell'attuale Nocera corrisponde alla sede dei Nucerini Favonienses et Camellani, una delle popolazioni umbre. Il territorio fu frequentato già in età neolitica e nella prima età del Ferro.
Lo sviluppo del sito romano, il cui nome è Nuceria Camellaria, è senza dubbio in relazione con la costruzione della Flaminia. Da Nocera si staccava il diverticolo della strada consolare che si dirigeva ad Ancona, toccando i centri di Prolaqueum, Septempeda e Auximum. Si è propensi ad identificare la città romana vera e propria presso l'attuale stazione ferroviaria, non lontano dalla quale sono localizzati anche alcuni blocchi pertinenti ad un ponte con cui la Flaminia attraversava il torrente Caldognola. Altre strutture ancora visibili della "grande strada" sono ubicate in località le Spugne, Campodarco e Maestà di Picchio.
La città ebbe lo status di municipio.
http://www.musei.umbria2000.it/default.aspx?IdArt=19747
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Re: Gli antichi Umbri
Complimenti vivissimi!!Ero rimasto un po' indietro, così ho appena recupearo con 15 minuti di lettura tutta d'un fiato! Ancora complimenti!!!!
Voglio 35 cm di neve...
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Re: Gli antichi Umbri
IL CLIMA NELL'EPOCA DELLO SVILUPPO DELLA CIVILTA' UMBRA
A casa del calzolaio, si va sempre in giro con le scarpe sfondate... così recita un proverbio dei nostri nonni. E così, in questa lunga cavalcata alla scoperta della civiltà e della storia degli Umbri, avevo dimenticato di parlare... del clima dell'epoca!!!!
Rimedio subito, meglio tardi che mai.
L'epoca che ci interessa (fra il VII-VIII ed il III sec. a.C.) è interamente compresa nel cosiddetto primo episodio freddo del periodo Sub-atlantico, iniziato nell'850 a. C. e terminato nel 300 a.C.
Sembra ormai certo che intorno all'850 a.C., infatti, la linea del fronte polare e dell'ecotono che divide ambienti boreali e ambienti mediterranei iniziò a spostarsi sensibilmente più a Sud, per lunghi tratti perfino verso l'Africa Settentrionale. Il tutto in corrispondenza di un'improvvisa riduzione dell'attività delle macchie solari, di un aumento del flusso di raggi cosmici e di una produzione molto più alta di C-14 nell'atmosfera. Il sole era letteralmente meno brillante e tale rimase per alcuni secoli.
Il Mediterraneo fu contrassegnato da una fase particolarmente fredda e umida, con un sensibile aumento delle precipitazioni e un calo della temperatura rispetto alla fase precedente, ma anche rispetto ai dati odierni. L'Italia andò ricoprendosi di foreste, particolarmente fitte nelle zone montane, mentre le pianure costiere, a causa del maggior trasporto di sedimenti da parte dei fiumi, si estesero alquanto a spese del mare. Tutti fenomeni che portarono ad un crescente impaludamento anche dei fondovalle interni della penisola. Nel VI secolo, infatti, gli Etruschi che fondano Perugia si trovano ad avere a che fare con grandi laghi, il lacus Umber ed il lacus Tiberinus, profondi in alcuni punti più di 5 metri.
Il crescente aumento delle piogge sull'Europa mediterranea ebbe conseguenze esplosive. Alle nostre latitudini, infatti, la siccità estiva è il principale fattore limitante della produzione agricola. Un aumento delle piogge deve aver causato un autentico boom produttivo e demografico. Non può essere un caso che, proprio a partire dal IX secolo, le popolazioni della penisola italiana conobbero uno straordinario processo di sviluppo economico e politico. Nell'850 a .C. l'Italia è una periferia povera dell'Europa: non si conservano tracce di edifici, la ceramica è semplice e rozza, sono pochissime le tracce di commerci su larga scala. 100 anni dopo sembra di vivere in un'altro mondo: i Greci hanno impiantato colonie in tutto il Sud ed esportato l'olivo e la vite, è nata la civiltà etrusca classica, i signorotti delle montagne umbre si possono permettere oggettini come l'incredibile carro rituale di Monteleone.
Una traccia vivida del boom italiano dell'IX-VIII sec. a.C. è stata conservata nei depositi pollinologici della palude di Colfiorito. E' impressionante notare come, proprio intorno a quest'epoca, tutto ad un tratto si manifestino i tratti della colonizzazione agricola: graminacee ed alberi da frutto sostituiscono pressoché totalmente le specie arboree prima esistenti intorno alla palude. Scompaiono le foreste di pini mediterranei, arrivano faggi e poi querce.
Dal buio ed estraneo orizzonte post-glaciale emerge l'Umbria che conosciamo ancora oggi.
Il clima più favorevole ed il boom produttivo avevano però una conseguenza negativa: ben presto il boom demografico conseguente condusse ad una rarefazione delle risorse disponibili, dei pascoli, della terra coltivabile. In tutta Europa il VII secolo è l'epoca delle fortezze e dei terrapieni eretti in cima alle colline, delle spade e degli scudi sepolti nelle tombe. Per gli Umbri è l'epoca dei castellieri, ma anche quella in cui nascono le feroci dispute di confine, il millenario rancore fra Gualdo e Gubbio eternato nelle Tavole.
Questi erano tutti gli aspetti di una improvvisa abbondanza. Nel Nord Europa, invece, il fattore limitante è proprio il freddo. Le saghe nordiche hanno mitizzato i cambiamenti climatici caratteristici di questi secoli con la creazione dell'"inverno di Fimbul", un'epoca leggendaria in cui il Sole, la Luna e le stelle erano stai ingoiati da un lupo.
Bibliografia: Brian Fagan, "La lunga estate", Codice edizioni; Mario Pinna, "Le Variazioni del clima", FrancoAngeli.
A casa del calzolaio, si va sempre in giro con le scarpe sfondate... così recita un proverbio dei nostri nonni. E così, in questa lunga cavalcata alla scoperta della civiltà e della storia degli Umbri, avevo dimenticato di parlare... del clima dell'epoca!!!!
Rimedio subito, meglio tardi che mai.
L'epoca che ci interessa (fra il VII-VIII ed il III sec. a.C.) è interamente compresa nel cosiddetto primo episodio freddo del periodo Sub-atlantico, iniziato nell'850 a. C. e terminato nel 300 a.C.
Sembra ormai certo che intorno all'850 a.C., infatti, la linea del fronte polare e dell'ecotono che divide ambienti boreali e ambienti mediterranei iniziò a spostarsi sensibilmente più a Sud, per lunghi tratti perfino verso l'Africa Settentrionale. Il tutto in corrispondenza di un'improvvisa riduzione dell'attività delle macchie solari, di un aumento del flusso di raggi cosmici e di una produzione molto più alta di C-14 nell'atmosfera. Il sole era letteralmente meno brillante e tale rimase per alcuni secoli.
Il Mediterraneo fu contrassegnato da una fase particolarmente fredda e umida, con un sensibile aumento delle precipitazioni e un calo della temperatura rispetto alla fase precedente, ma anche rispetto ai dati odierni. L'Italia andò ricoprendosi di foreste, particolarmente fitte nelle zone montane, mentre le pianure costiere, a causa del maggior trasporto di sedimenti da parte dei fiumi, si estesero alquanto a spese del mare. Tutti fenomeni che portarono ad un crescente impaludamento anche dei fondovalle interni della penisola. Nel VI secolo, infatti, gli Etruschi che fondano Perugia si trovano ad avere a che fare con grandi laghi, il lacus Umber ed il lacus Tiberinus, profondi in alcuni punti più di 5 metri.
Il crescente aumento delle piogge sull'Europa mediterranea ebbe conseguenze esplosive. Alle nostre latitudini, infatti, la siccità estiva è il principale fattore limitante della produzione agricola. Un aumento delle piogge deve aver causato un autentico boom produttivo e demografico. Non può essere un caso che, proprio a partire dal IX secolo, le popolazioni della penisola italiana conobbero uno straordinario processo di sviluppo economico e politico. Nell'850 a .C. l'Italia è una periferia povera dell'Europa: non si conservano tracce di edifici, la ceramica è semplice e rozza, sono pochissime le tracce di commerci su larga scala. 100 anni dopo sembra di vivere in un'altro mondo: i Greci hanno impiantato colonie in tutto il Sud ed esportato l'olivo e la vite, è nata la civiltà etrusca classica, i signorotti delle montagne umbre si possono permettere oggettini come l'incredibile carro rituale di Monteleone.
Una traccia vivida del boom italiano dell'IX-VIII sec. a.C. è stata conservata nei depositi pollinologici della palude di Colfiorito. E' impressionante notare come, proprio intorno a quest'epoca, tutto ad un tratto si manifestino i tratti della colonizzazione agricola: graminacee ed alberi da frutto sostituiscono pressoché totalmente le specie arboree prima esistenti intorno alla palude. Scompaiono le foreste di pini mediterranei, arrivano faggi e poi querce.
Dal buio ed estraneo orizzonte post-glaciale emerge l'Umbria che conosciamo ancora oggi.
Il clima più favorevole ed il boom produttivo avevano però una conseguenza negativa: ben presto il boom demografico conseguente condusse ad una rarefazione delle risorse disponibili, dei pascoli, della terra coltivabile. In tutta Europa il VII secolo è l'epoca delle fortezze e dei terrapieni eretti in cima alle colline, delle spade e degli scudi sepolti nelle tombe. Per gli Umbri è l'epoca dei castellieri, ma anche quella in cui nascono le feroci dispute di confine, il millenario rancore fra Gualdo e Gubbio eternato nelle Tavole.
Questi erano tutti gli aspetti di una improvvisa abbondanza. Nel Nord Europa, invece, il fattore limitante è proprio il freddo. Le saghe nordiche hanno mitizzato i cambiamenti climatici caratteristici di questi secoli con la creazione dell'"inverno di Fimbul", un'epoca leggendaria in cui il Sole, la Luna e le stelle erano stai ingoiati da un lupo.
Bibliografia: Brian Fagan, "La lunga estate", Codice edizioni; Mario Pinna, "Le Variazioni del clima", FrancoAngeli.
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Re: Gli Antichi Umbri
Bravo Luisito complimenti!
Due precisazioni.
1) Nella descrizione di Gubbio parli di "mura ciclopiche" e come te lo trovo in tutte le guide e gli scritti relativi all'epoca umbra. Dal mio punto di vista, da geologo, quelle "mura" non sono altro che "sostruzioni" di epoca romana che avevano il chiaro compito di sostenere i piazzali di cava posti sul versante proprio sopra ad esse. Cave di pietra romane insomma con verso valle grossi muri di sostegno, niente a che fare con gli umbri.
2) Nella descrizione di Gualdo Tadino si parla molto spesso del lago che occupava la valle davanti alla città umbra.
Non esiste nessuna evidenza geologica della presenza di un bacino lacustre nella piana di Gualdo Tadino, mentre è ben documentata la presenza di un lago nella piana eugubina.
Ciao e continua con il lavoro sugli Umbri.
Due precisazioni.
1) Nella descrizione di Gubbio parli di "mura ciclopiche" e come te lo trovo in tutte le guide e gli scritti relativi all'epoca umbra. Dal mio punto di vista, da geologo, quelle "mura" non sono altro che "sostruzioni" di epoca romana che avevano il chiaro compito di sostenere i piazzali di cava posti sul versante proprio sopra ad esse. Cave di pietra romane insomma con verso valle grossi muri di sostegno, niente a che fare con gli umbri.
2) Nella descrizione di Gualdo Tadino si parla molto spesso del lago che occupava la valle davanti alla città umbra.
Non esiste nessuna evidenza geologica della presenza di un bacino lacustre nella piana di Gualdo Tadino, mentre è ben documentata la presenza di un lago nella piana eugubina.
Ciao e continua con il lavoro sugli Umbri.
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Re: Gli Antichi Umbri
Caro Stefano,Bravo Luisito complimenti!
Due precisazioni.
1) Nella descrizione di Gubbio parli di "mura ciclopiche" e come te lo trovo in tutte le guide e gli scritti relativi all'epoca umbra. Dal mio punto di vista, da geologo, quelle "mura" non sono altro che "sostruzioni" di epoca romana che avevano il chiaro compito di sostenere i piazzali di cava posti sul versante proprio sopra ad esse. Cave di pietra romane insomma con verso valle grossi muri di sostegno, niente a che fare con gli umbri.
2) Nella descrizione di Gualdo Tadino si parla molto spesso del lago che occupava la valle davanti alla città umbra.
Non esiste nessuna evidenza geologica della presenza di un bacino lacustre nella piana di Gualdo Tadino, mentre è ben documentata la presenza di un lago nella piana eugubina.
Ciao e continua con il lavoro sugli Umbri.
non conoscendo adeguatamente la struttura edilizia iguvina, ed avendo attinto l'informazione altrove, mi adeguo a quanto sostieni te.
Vorrei tuttavia precisare che gran parte delle "mura ciclopiche" umbre, anche quelle di Spoleto ed Amelia, sono anche definibili come "romane", in quanto risalgono al III-IV sec. a.C., epoca in cui le città umbre erano inquadrate nel sistema politico romano e, ne subivano, come ovvio, l'influenza culturale.
Fare quindi una distinzione fra monumenti "umbri" e "romani" può essere improprio. Tutti i monumenti dell'Umbria antica sono stati eretti dagli Umbri, che si trovassero o no inquadrati nella confederazione romana. Di una vera e propria annessione si può parlare solo dopo la Guerra Sociale (90 a.C.), mentre non sappiamo esattamente quando il latino abbia soppiantato l'umbro nell'uso comune.
Grazie per i complimenti.
Ultima modifica di burjan il mar 06 mag, 2008 09:42, modificato 1 volta in totale.
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Re: Gli antichi Umbri
Una bellissima notizia per tutti gli appassionati di storia e di archeologia: il Museo Archeologico Nazionale di Perugia si presenta da oggi nella sua splendida e totalmente rinnovata veste, che oggi pomeriggio ho avuto modo di apprezzare personalmente.
Grandissimo spazio è dedicato agli Umbri, con esposizione di reperti mai visti e, vivaddio, un degno apparato di pannelli illustrativi, spesso anche innovativi e coraggiosi quanto a contenuti.
La Soprintendenza Archeologica, ad esempio, avanza l'ipotesi che fosse Bevagna la custode del santuario federale del nostro popolo, esercitando il suo alto patronato sul tempio situato nelle vicinanze di Spello.
Per ulteriori notizie:
http://www.archeopg.arti.beniculturali. ... lestimento
Grandissimo spazio è dedicato agli Umbri, con esposizione di reperti mai visti e, vivaddio, un degno apparato di pannelli illustrativi, spesso anche innovativi e coraggiosi quanto a contenuti.
La Soprintendenza Archeologica, ad esempio, avanza l'ipotesi che fosse Bevagna la custode del santuario federale del nostro popolo, esercitando il suo alto patronato sul tempio situato nelle vicinanze di Spello.
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Re: Gli antichi Umbri
Grazie per gli aggiornamenti, Pierluigi. Tieni presente che il topic risale ormai a qualche anno fa. Stasera modificherò direttamente l'articolo su Gualdo. Ritrovamenti sensazionali.
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Re: Gli Antichi Umbri
Il lago c'era, secondo molti geologi. Altrimenti non si giustificherebbero i consistenti depositi di argille (ad es. le cave della Matalotta) sparsi un po' per tutto il Pian di Gualdo, alla base della fiorente attività ceramica, le cui prime attestazioni risalgono alla seconda metà del XIII secolo.Bravo Luisito complimenti!
2) Nella descrizione di Gualdo Tadino si parla molto spesso del lago che occupava la valle davanti alla città umbra.
Non esiste nessuna evidenza geologica della presenza di un bacino lacustre nella piana di Gualdo Tadino, mentre è ben documentata la presenza di un lago nella piana eugubina.
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Re: Gli Antichi Umbri
Un conto è qualche deposito d'argilla che può anche essere di origine fluviale e un conto un bacino lacustre. Nella piana gualdese dopo pochi metri di sedimenti incontri sempre roccia. Nella piana eugubina che era un lago, recenti studi di sismica a rifrazione hanno messo in luce la presenza di circa 700 m di sedimenti prima della roccia. Poi sono pronto a cambiare idea davanti all'evidenza!Il lago c'era, secondo molti geologi. Altrimenti non si giustificherebbero i consistenti depositi di argille (ad es. le cave della Matalotta) sparsi un po' per tutto il Pian di Gualdo, alla base della fiorente attività ceramica, le cui prime attestazioni risalgono alla seconda metà del XIII secolo.Bravo Luisito complimenti!
2) Nella descrizione di Gualdo Tadino si parla molto spesso del lago che occupava la valle davanti alla città umbra.
Non esiste nessuna evidenza geologica della presenza di un bacino lacustre nella piana di Gualdo Tadino, mentre è ben documentata la presenza di un lago nella piana eugubina.
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Re: Gli antichi Umbri
Dopo tre anni dall'ultimo post su questo topic, vi presento i frutti di una lunga e paziente fatica.
Spero possa essere apprezzata, e perdonata dagli esperti. Ho cercato di semplificare i concetti, di rendere però l'idea dello sviluppo nel tempo di quella che fu una delle più straordinarie civiltà dell'Italia antica.
CRONOLOGIA DEGLI UMBRI
1500-1200 a.C. Sviluppo della civiltà appenninica. Cultura pastorale, transumanza, prevalenza dell’allevamento, insediamenti sulle cime montuose. Grandi disboscamenti.
1134 a.C. Data mitica della fondazione di Amelia.
1000-900 a.C. Diffusione anche in Umbria della cultura archeologica protovillanoviana. Incinerazione dei defunti in un tipico ossuario biconico.
9-800 a.C. Cultura dell’età del Ferro. Affermazione della cultura di Terni. Nascita della necropoli delle Acciaierie. Sepolture ad incinerazione. Fase “Terni I”. Corredi poveri. Primi resti archeologici della Amelia umbra.
8-700 a.C. Cultura “Terni II”. Si afferma l’inumazione. Si differenziano corredi femminili e maschili. Analoghe e coeve sepolture ad Amelia. Prime tracce d’insediamento lungo l’antico lago di Colfiorito, con resti di fondi di capanna. Prime tracce del centro urbano di Todi.
710-720 a.C. fondazione della Tifernum umbra.
725-700 a.C. Utilizzo della prima necropoli di Todi.
700-500 a.C. Cultura “Terni III.” Sepoltura in circoli. La necropoli si sposta nel futuro nucleo urbano, a San Pietro in Campo. Ricchi corredi, che rivelano massicci interscambi col mondo piceno ed etrusco. Analoghe e coeve sepolture ad Amelia, con circoli ed un sepolcro monumentale. Dischi in lamina di bronzo.
672 a.C. Data mitica della fondazione di Terni.
VII-VI sec. A.C- . Le comunità umbre si rafforzano e si organizzano socialmente e politicamente, mentre si intensificano i rapporti commerciali con il mondo etrusco ed adriatico. Organizzazione paganico-vicanica, con primi centri proto urbani. Insediamenti fortificati di tipo sommitale, organizzati per sistemi territoriali comprendenti un certo numero di villaggi, con al centro il santuario paganico. Abbandono degli insediamenti sulle rive dei laghi, forse per mutamenti climatici. Depositi di bronzetti votivi. Prime iscrizioni in paleo-umbro, con alfabeto derivato dal greco e non dall’etrusco.
VII-VI sec. A.C- utilizzo della necropoli di Cesi. Tracce della diffusione dell’ideologia aristocratica del banchetto. Seconda fase della necropoli di Colfiorito, con differenziazione sociale, fra i sessi e nascita dell’aristocrazia..
VII-VI sec. A.c. documenti archeologici delle Bevagna, Todi e Spello umbre. Necropoli di Otricoli, con forti influenze etrusche. Necropoli reale e santuario sul colle della Rocca di Spoleto.
575 a.C. Definitiva scomparsa della civiltà medio-adriatica, si completa la conquista umbra delle attuali Marche settentrionali.
VI sec. A.C. Nel portolano del navigatore greco Scylax di Carianda si dice esplicitamente che il territorio degli umbri giunge fino al mare. La navigazione delle sue coste può compiersi in due giorni e una notte, e comprende anche la città di Ancona.
575 Prima attestazione del nome degli Umbri: didascalia “Ombrikos” su vaso da Cerveteri.
560-520 a.C. Gli umbri partecipano all’impresa etrusca di riconquista della Valpadana, fondando anche proprie colonie. Ravenna e Rimini sono umbre. Realizzazione del Carro di Monteleone di Spoleto.
524 a.C. Gli Umbri si associano all’attacco etrusco contro Cuma.
520-510 a.C. violenta offensiva degli Etruschi verso l’interno dell’Umbria, oltre il confine idrografico. Conquistate le colline alla sinistra del Tevere e la zona di Bettona-Torgiano.
520 a.C. distruzione di Tifernum da parte degli etruschi.
510 a.C. Inaugurazione del santuario della dea Cupra a Plestia.
509 a.C. data mitologica della fondazione etrusca di Perugia.
VI-V sec. A.C. Realizzazione delle prime mura dell’insediamento proto-urbano di Cesi (TR).
Seconda metà del V sec. a.C. Le vecchie oligarchie guerriere extraurbane vengono sostituite da ceti oligarchici urbani, più integrati. Nascita dei primi centri urbani (Gubbio, Todi, Gualdo Tadino). Utilizzo del nuovo alfabeto epicorio, derivato dall’etrusco.
425-400 a.C. Formazione del centro urbano di Todi. Spostamento della necropoli. Modifica in senso omogeneo ed isonomico degli usi funerari. Realizzazione del Marte di Todi. Primi documenti scritti della lingua umbra vera e propria.
400-380 a.C. Inaugurata la nuova necropoli di Gualdo Tadino alle Cartiere. Corredi standardizzati. Rimozione della sfera guerriera, rito del simposio, molti strigili. Molte sepolture con ascia, segno dell’istituzionalizzazione delle magistrature.
390 a.C. con l’invasione dei Galli Senoni e la fondazione della colonia greca di Ancona, scompare l’Umbria adriatica e padana. Gli umbri si ritirano verso l’Appennino. Cessano le importazioni di ceramica attica. Spostamento verso nord dei principali assi di traffico commerciale, orientati verso la colonia greca di Ancona e le nuove zone celtiche.
375 a.C. Realizzata la cinta muraria di Otricoli, la prima in assoluto in Umbria. Racchiude un abitato di tre ettari. Probabile conquista dell’indipendenza di Otricoli da Terni.
375 a.C. – 280 a.C. I corredi delle tombe di Colfiorito esprimono ancora un’ideologia arcaica, guerriera, che ostenta il lusso. Nella prima metà del secolo appare ancora vitale il commercio con l’Adriatico, poi evidente crisi economica e demografica.
370-330 a.C. Inaugurata la necropoli di Amelia. Ristrutturazione urbanistica e monumentalizzazione dei templi di Pantanelli e Nocicchia. Costruzione della più antica cinta muraria. Racchiude una città di almeno venti ettari.
350 a.C. Grandi ristrutturazioni urbanistiche ed edilizie a Todi. Templi. Ipotesi di una vera e propria etruschizzazione culturale. Inizio dello spopolamento delle campagne tuderti, vera e propria urbanizzazione sul modello orvietano.
350-300 a.C. Processo di progressiva urbanizzazione di tutti i principali centri umbri.
350 a.C. Urbanizzazione anche di Gualdo Tadino. Posa del cippo confinario di Colle Mori, col nome della tota “Tarina”. Costruzione di un piccolo tempio nella necropoli delle Cartiere, segno della distinzione fra sfera sacra funeraria e sfera sacra pubblica. Tracce di commercio trans-adriatico (cratere apulo). Complessa pianificazione urbanistica.
325 a.C. Inaugurazione della necropoli della Vittorina a Gubbio, realizzata senza distinzioni di censo o classe. Scompaiono nel corredo i riferimenti all’attività bellica. Corredi molto scarsi, probabile segno dell’emanazione di leggi suntuarie. Molta ceramica etrusca.
325 a.C. Sviluppo edilizio della Mevania umbra, con realizzazione delle nuove necropoli di S.Agostino e Fabbrica. Frammenti di terrecotte architettoniche.
310 a.C. Trattato di alleanza fra Camerino e Roma. Piccole tracce archeologiche di urbanizzazione anche in questo centro.
308 a.C. Trattato di alleanza fra Otricoli e Roma.
308 a.C. Battaglia di Mevania contro i romani guidati da Fabio Massimo Rulliano. Sconfitta umbra.
300 a.C. Definitivo abbandono della necropoli di Colfiorito.
300-280 a.C. Fondazione di numerosi insediamenti rustici sull’Altopiano Plestino, probabile colonizzazione viritana.
300-200 a.C. Oltre ai Plestini, anche altre comunità montane umbre, come i Sarsinati e i Sestinati continuano a vivere alla vecchia maniera: assenza di centri urbani, organizzazione paganico-vicana, ideologie aristocratiche e guerresche. Nella necropoli di Piobbico moltissime armi e nessuno strigile. Probabilmente anche la Valle Umbra continua in gran parte l’antico modo di vita. A Spello le necropoli del periodo sono piene di armi.
300-200 a.C. Ristrutturazione insediativa del territorio ternano ad opera della prefettura romana. Cinta muraria, insediamento periferico di S.Erasmo, monumentalizzazione del santuario del Torre Maggiore. Realizzazione della nuova cinta muraria di Amelia, in opera poligonale. Ampliamento del centro urbano.
300-200 a.C. Ristrutturazioni edilizie anche ad Assisi, dove vengono monumentalizzate le mura.
299 a.C. trionfo di Marco Fulvio Petino su Sabini e Narnesi. Fondazione della colonia latina di Narnia.
296 a.C. Battaglia di Sentino. Definitiva sconfitta umbra. Le città-stato umbre finiscono nella confederazione romana.
284-283 a.C. Sconfitta dei Galli Senoni ad opera di Manio Curio Dentato.
280 a C. prime monete emesse da Todi, con legende in umbro. Evidenza archeologica dell’arruolamento di tuderti nell’esercito romano. Emissione monetale anche a Gubbio, basata sulle unità di peso etrusche.
279 a.C. Prima accertata partecipazione di soldati umbri alle imprese belliche dell’esercito romano.
Decenni finali del III sec. a.C. In Umbria viene adottato l’alfabeto latino. Progressiva scomparsa delle iscrizioni epicorie.
241 a.C. Apertura della Via Amerina. Spoleto diventa colonia latina.
220 a.C. Apertura della Via Flaminia. Distruzione di Gualdo Tadino, per cause sconosciute.
217 a.C. Transito dell’esercito di Annibale in Umbria. Battaglia del Trasimeno. Altra sconfitta romana a Plestia.
200-175 a.C. Abbandono definitivo della necropoli tuderte.
200-175 a .C. Realizzazione di altre cinte murarie oltre a quella amerina. Realizzazione del grande santuario di Collemancio.
150 a.C. Primi documenti pubblici redatti in latino (Assisi).
125 a.C. Ultima iscrizione in umbro (a Bevagna). Citazione della magistratura, forse federale, dei questori del farro. Redazione finale delle Tavole Iguvine. Monumentalizzazione del santuario federale di Villa Fidelia a Spello.
90 a.C. Guerra sociale. Gli Umbri acquistano la cittadinanza romana. L’uso della lingua, dell’alfabeto umbri, e le loro tradizioni, passano alla storia.
BIBLIOGRAFIA:
S.Sisani, "Umbrorum gens antiquissima Italiae" Perugia 2009
C.Giontella "Gli Umbri" Terni 1995
Museo Archeologico Nazionale di Perugia, "Invito al Museo", a cura di M. Saioni, Perugia 2009.
A. Ancillotti, "Fikla Fasia - Pane di farro. Il libro sepolto con l'arca di Numa", Perugia 2014.
Spero possa essere apprezzata, e perdonata dagli esperti. Ho cercato di semplificare i concetti, di rendere però l'idea dello sviluppo nel tempo di quella che fu una delle più straordinarie civiltà dell'Italia antica.
CRONOLOGIA DEGLI UMBRI
1500-1200 a.C. Sviluppo della civiltà appenninica. Cultura pastorale, transumanza, prevalenza dell’allevamento, insediamenti sulle cime montuose. Grandi disboscamenti.
1134 a.C. Data mitica della fondazione di Amelia.
1000-900 a.C. Diffusione anche in Umbria della cultura archeologica protovillanoviana. Incinerazione dei defunti in un tipico ossuario biconico.
9-800 a.C. Cultura dell’età del Ferro. Affermazione della cultura di Terni. Nascita della necropoli delle Acciaierie. Sepolture ad incinerazione. Fase “Terni I”. Corredi poveri. Primi resti archeologici della Amelia umbra.
8-700 a.C. Cultura “Terni II”. Si afferma l’inumazione. Si differenziano corredi femminili e maschili. Analoghe e coeve sepolture ad Amelia. Prime tracce d’insediamento lungo l’antico lago di Colfiorito, con resti di fondi di capanna. Prime tracce del centro urbano di Todi.
710-720 a.C. fondazione della Tifernum umbra.
725-700 a.C. Utilizzo della prima necropoli di Todi.
700-500 a.C. Cultura “Terni III.” Sepoltura in circoli. La necropoli si sposta nel futuro nucleo urbano, a San Pietro in Campo. Ricchi corredi, che rivelano massicci interscambi col mondo piceno ed etrusco. Analoghe e coeve sepolture ad Amelia, con circoli ed un sepolcro monumentale. Dischi in lamina di bronzo.
672 a.C. Data mitica della fondazione di Terni.
VII-VI sec. A.C- . Le comunità umbre si rafforzano e si organizzano socialmente e politicamente, mentre si intensificano i rapporti commerciali con il mondo etrusco ed adriatico. Organizzazione paganico-vicanica, con primi centri proto urbani. Insediamenti fortificati di tipo sommitale, organizzati per sistemi territoriali comprendenti un certo numero di villaggi, con al centro il santuario paganico. Abbandono degli insediamenti sulle rive dei laghi, forse per mutamenti climatici. Depositi di bronzetti votivi. Prime iscrizioni in paleo-umbro, con alfabeto derivato dal greco e non dall’etrusco.
VII-VI sec. A.C- utilizzo della necropoli di Cesi. Tracce della diffusione dell’ideologia aristocratica del banchetto. Seconda fase della necropoli di Colfiorito, con differenziazione sociale, fra i sessi e nascita dell’aristocrazia..
VII-VI sec. A.c. documenti archeologici delle Bevagna, Todi e Spello umbre. Necropoli di Otricoli, con forti influenze etrusche. Necropoli reale e santuario sul colle della Rocca di Spoleto.
575 a.C. Definitiva scomparsa della civiltà medio-adriatica, si completa la conquista umbra delle attuali Marche settentrionali.
VI sec. A.C. Nel portolano del navigatore greco Scylax di Carianda si dice esplicitamente che il territorio degli umbri giunge fino al mare. La navigazione delle sue coste può compiersi in due giorni e una notte, e comprende anche la città di Ancona.
575 Prima attestazione del nome degli Umbri: didascalia “Ombrikos” su vaso da Cerveteri.
560-520 a.C. Gli umbri partecipano all’impresa etrusca di riconquista della Valpadana, fondando anche proprie colonie. Ravenna e Rimini sono umbre. Realizzazione del Carro di Monteleone di Spoleto.
524 a.C. Gli Umbri si associano all’attacco etrusco contro Cuma.
520-510 a.C. violenta offensiva degli Etruschi verso l’interno dell’Umbria, oltre il confine idrografico. Conquistate le colline alla sinistra del Tevere e la zona di Bettona-Torgiano.
520 a.C. distruzione di Tifernum da parte degli etruschi.
510 a.C. Inaugurazione del santuario della dea Cupra a Plestia.
509 a.C. data mitologica della fondazione etrusca di Perugia.
VI-V sec. A.C. Realizzazione delle prime mura dell’insediamento proto-urbano di Cesi (TR).
Seconda metà del V sec. a.C. Le vecchie oligarchie guerriere extraurbane vengono sostituite da ceti oligarchici urbani, più integrati. Nascita dei primi centri urbani (Gubbio, Todi, Gualdo Tadino). Utilizzo del nuovo alfabeto epicorio, derivato dall’etrusco.
425-400 a.C. Formazione del centro urbano di Todi. Spostamento della necropoli. Modifica in senso omogeneo ed isonomico degli usi funerari. Realizzazione del Marte di Todi. Primi documenti scritti della lingua umbra vera e propria.
400-380 a.C. Inaugurata la nuova necropoli di Gualdo Tadino alle Cartiere. Corredi standardizzati. Rimozione della sfera guerriera, rito del simposio, molti strigili. Molte sepolture con ascia, segno dell’istituzionalizzazione delle magistrature.
390 a.C. con l’invasione dei Galli Senoni e la fondazione della colonia greca di Ancona, scompare l’Umbria adriatica e padana. Gli umbri si ritirano verso l’Appennino. Cessano le importazioni di ceramica attica. Spostamento verso nord dei principali assi di traffico commerciale, orientati verso la colonia greca di Ancona e le nuove zone celtiche.
375 a.C. Realizzata la cinta muraria di Otricoli, la prima in assoluto in Umbria. Racchiude un abitato di tre ettari. Probabile conquista dell’indipendenza di Otricoli da Terni.
375 a.C. – 280 a.C. I corredi delle tombe di Colfiorito esprimono ancora un’ideologia arcaica, guerriera, che ostenta il lusso. Nella prima metà del secolo appare ancora vitale il commercio con l’Adriatico, poi evidente crisi economica e demografica.
370-330 a.C. Inaugurata la necropoli di Amelia. Ristrutturazione urbanistica e monumentalizzazione dei templi di Pantanelli e Nocicchia. Costruzione della più antica cinta muraria. Racchiude una città di almeno venti ettari.
350 a.C. Grandi ristrutturazioni urbanistiche ed edilizie a Todi. Templi. Ipotesi di una vera e propria etruschizzazione culturale. Inizio dello spopolamento delle campagne tuderti, vera e propria urbanizzazione sul modello orvietano.
350-300 a.C. Processo di progressiva urbanizzazione di tutti i principali centri umbri.
350 a.C. Urbanizzazione anche di Gualdo Tadino. Posa del cippo confinario di Colle Mori, col nome della tota “Tarina”. Costruzione di un piccolo tempio nella necropoli delle Cartiere, segno della distinzione fra sfera sacra funeraria e sfera sacra pubblica. Tracce di commercio trans-adriatico (cratere apulo). Complessa pianificazione urbanistica.
325 a.C. Inaugurazione della necropoli della Vittorina a Gubbio, realizzata senza distinzioni di censo o classe. Scompaiono nel corredo i riferimenti all’attività bellica. Corredi molto scarsi, probabile segno dell’emanazione di leggi suntuarie. Molta ceramica etrusca.
325 a.C. Sviluppo edilizio della Mevania umbra, con realizzazione delle nuove necropoli di S.Agostino e Fabbrica. Frammenti di terrecotte architettoniche.
310 a.C. Trattato di alleanza fra Camerino e Roma. Piccole tracce archeologiche di urbanizzazione anche in questo centro.
308 a.C. Trattato di alleanza fra Otricoli e Roma.
308 a.C. Battaglia di Mevania contro i romani guidati da Fabio Massimo Rulliano. Sconfitta umbra.
300 a.C. Definitivo abbandono della necropoli di Colfiorito.
300-280 a.C. Fondazione di numerosi insediamenti rustici sull’Altopiano Plestino, probabile colonizzazione viritana.
300-200 a.C. Oltre ai Plestini, anche altre comunità montane umbre, come i Sarsinati e i Sestinati continuano a vivere alla vecchia maniera: assenza di centri urbani, organizzazione paganico-vicana, ideologie aristocratiche e guerresche. Nella necropoli di Piobbico moltissime armi e nessuno strigile. Probabilmente anche la Valle Umbra continua in gran parte l’antico modo di vita. A Spello le necropoli del periodo sono piene di armi.
300-200 a.C. Ristrutturazione insediativa del territorio ternano ad opera della prefettura romana. Cinta muraria, insediamento periferico di S.Erasmo, monumentalizzazione del santuario del Torre Maggiore. Realizzazione della nuova cinta muraria di Amelia, in opera poligonale. Ampliamento del centro urbano.
300-200 a.C. Ristrutturazioni edilizie anche ad Assisi, dove vengono monumentalizzate le mura.
299 a.C. trionfo di Marco Fulvio Petino su Sabini e Narnesi. Fondazione della colonia latina di Narnia.
296 a.C. Battaglia di Sentino. Definitiva sconfitta umbra. Le città-stato umbre finiscono nella confederazione romana.
284-283 a.C. Sconfitta dei Galli Senoni ad opera di Manio Curio Dentato.
280 a C. prime monete emesse da Todi, con legende in umbro. Evidenza archeologica dell’arruolamento di tuderti nell’esercito romano. Emissione monetale anche a Gubbio, basata sulle unità di peso etrusche.
279 a.C. Prima accertata partecipazione di soldati umbri alle imprese belliche dell’esercito romano.
Decenni finali del III sec. a.C. In Umbria viene adottato l’alfabeto latino. Progressiva scomparsa delle iscrizioni epicorie.
241 a.C. Apertura della Via Amerina. Spoleto diventa colonia latina.
220 a.C. Apertura della Via Flaminia. Distruzione di Gualdo Tadino, per cause sconosciute.
217 a.C. Transito dell’esercito di Annibale in Umbria. Battaglia del Trasimeno. Altra sconfitta romana a Plestia.
200-175 a.C. Abbandono definitivo della necropoli tuderte.
200-175 a .C. Realizzazione di altre cinte murarie oltre a quella amerina. Realizzazione del grande santuario di Collemancio.
150 a.C. Primi documenti pubblici redatti in latino (Assisi).
125 a.C. Ultima iscrizione in umbro (a Bevagna). Citazione della magistratura, forse federale, dei questori del farro. Redazione finale delle Tavole Iguvine. Monumentalizzazione del santuario federale di Villa Fidelia a Spello.
90 a.C. Guerra sociale. Gli Umbri acquistano la cittadinanza romana. L’uso della lingua, dell’alfabeto umbri, e le loro tradizioni, passano alla storia.
BIBLIOGRAFIA:
S.Sisani, "Umbrorum gens antiquissima Italiae" Perugia 2009
C.Giontella "Gli Umbri" Terni 1995
Museo Archeologico Nazionale di Perugia, "Invito al Museo", a cura di M. Saioni, Perugia 2009.
A. Ancillotti, "Fikla Fasia - Pane di farro. Il libro sepolto con l'arca di Numa", Perugia 2014.
Ultima modifica di burjan il ven 29 ago, 2014 22:51, modificato 1 volta in totale.
Il dono della previsione è far comprendere quanto sia perfettamente inutile dare una risposta alle domande sbagliate (Ursula Le Guin)
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Re: Gli antichi Umbri
Beh... credo che in questo topic ci sia più materiale che in qualsiasi altro archivio storico. In più c'è la passione, c'è la voglia di raccontare la storia, che probabilmente non troverete in altri supporti, se non facendo come ha fatto Luisito, andando cioè a scavare negli archivi di mezza regione.
Mi prometto di ricominciare sin da domani a rileggermi tutto dall'inizio, per apprezzare ancora meglio anche quest'ultima parte, che raccoglie in maniera sintetica, ma minuziosa, la storia dell'Umbria... la nostra storia.
E vi do un consiglio... se un giorno i vostri figli, ma ci metto anche i miei, dovessero fare una ricerca su questo tema, beh... ricordatevi di questo topic. Il materiale, come ripeto, ce n'è per scrivere un libro intero. Grande Luis!
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Re: Gli antichi Umbri
Davvero un' opera monumentale. Grande Luisito!
" Intra Tupino e l'acqua che discende
del Colle Eletto dal beato Ubaldo,
fertile costa d'alto monte pende........" Dante, Paradiso XI
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