Diego Zurli, direttore dell'Ente Irriguo Umbria Toscana che gestisce l'impianto di Montedoglio in provincia di Arezzo, ha così spiegato la situazione:
''Non c'e' stata nessuna rottura della diga. Ad essersi rotta e' solo una struttura secondaria che serve a far fuoriuscire l'acqua dal bacino artificiale in caso di piena del fiume. In pratica ad essersi rotto è il sistema di gestione del sopravanzo, quello che in termine tecnico gli ingegneri idraulici definiscono '' troppopieno ''. Al momento la quantità di acqua che esce dal bacino si e' attestata intorno ai 200 metri cubi al secondo - Una portata normale, spiega il capo dell'impianto - Si tratta di un incidente davvero particolare. Alcune strutture di calcestruzzo hanno ceduto pur non essendo sottoposte a sollecitazioni idrauliche particolarmente rilevanti. Non ce lo aspettavamo e ora, passata l'emergenza è del tutto evidente che dovremmo capire perché è successo''.
Se "Alcune strutture di calcestruzzo hanno ceduto pur non essendo sottoposte a sollecitazioni idrauliche particolarmente rilevanti." cosa succederebbe se realmente l'intera struttura fosse sottoposta a sollecitazioni davvero rilevanti ad iniziare da un forte terremoto....ricordiamo ceh l'Altotevere è nella black list.
ALCUNI EVENTI SISMICI RILEVANTI IN ALTOTEVERE
- il terremoto di Citerna e Monterchi del 26 aprile 1917, classificato come distruzione prodotta al IX/X grado della Scala Mercalli e come magnitudo stimata 5,8/6 Richter, ha scaricato la massima energia lungo la direttrice parallela all’asta del Tevere fra le località di Perugia eMercato Saraceno, in direzione SE-NO;
- un altro fenomeno sismico che si è manifestato più volte in Altotevere secondo la direttrice San Sepolcro-Arezzo trasversale alla precedente, resta fissato nella memoria storica della popolazione altotiberina perdue eventi di particolare intensità verificatisi nel 1352 e nel 1414: il primo “disastrosissimo” fece abbattere numerosi edifici anche in Arezzo; il secondo terremoto causò 200 morti a San Sepolcro e riuscìrovinoso ad Arezzo;
- in questo contesto è importante ricordare anche il terremoto di Selci-Città di Castello del 30 settembre1789, per il quale il villaggio di Selci fu ridotto in un cumulo di rovine e Città di Castello in gran partedistrutta, quindi propagatosi in direzione parallela a quella del terremoto di Citerna-Monterchi, ma inquesto caso sul versante orientale della Valtiberina.
La COGEFAR ( o meglio la attuale IMPREGILO, dalla fusione di Fiat Impresit – Girola – Lodigiani).
L’odierno assetto di Impregilo vede in ordine IGLI con il 16,89%, Gemina (11,83%), Morgan Stanley (8,12%), Hbk Investments (2,29%), Newman Ragazzi & Co. (2,28%), Assicurazioni Generali (2,14%) e Lazard (2,01%). Le cose però dovrebbero mutare nuovamente nei prossimi mesi, dato che il consorzio IGLI potrà esercitare l’opzione per rilevare le quote di Gemina-Romiti e che Efibanca ha deciso di cedere il 50% delle proprie azioni in Impregilo alla Immobiliare Lombarda di Salvatore Ligresti, il costruttore originario di Paternò a capo del gruppo assicurativo Fondiaria-Sai. Resta comunque ancora la finanziaria Gemina il cuore pulsante del colosso delle costruzioni. Sarà utile menzionare i soci di rilievo. Innanzitutto Spafid S.p.A. (21,8%), controllata da Miotir (la cassaforte della famiglia Romiti) e nominalmente dallo stesso Cesare Romiti; Mediobanca (12,5%) “salotto buono” della finanza italiana e per decenni feudo incontrastato del siciliano Cuccia; Epifarind-Italmobiliare-Italcementi (5,1%); Premafin-Sai-Fondiaria (3%) di Ligresti; Assicurazioni Generali (2,3%); Capitalia (2,1%) e infine il Credit Suisse First Boston (2%).
Dunque Italcementi è parte di Impregilo, Italcementi una delle più grandi aziende italiane produttrici di cemento, che nel 2008 è salita alla ribalta per lo scandalo del «cemento taroccato».
Sulla stampa si legge nel 2008:
"...-dalle indagini della procura nissena, svolte a tappetto dalla Sicilia fino alla Lombardia, sono emersi significativi scostamenti tra i dosaggi contrattuali di cemento, stabiliti negli appalti per la costruzione delle infrastrutture, con quelli effettivamente impiegati nella produzione dei conglomerati forniti alle imprese incaricate dei lavori di realizzazione. Diversi i sospetti che muovono l’inchiesta sulle due aziende: dall’«illecita creazione di fondi neri - spiegano i carabinieri - da destinare in parte, quantomeno in Sicilia, ai clan mafiosi dell'isola», fino all’esistenza di una strategia aziendale, adottata su scala nazionale e gestita, a mezzo anche del sistema informatico, con la consapevolezza dei vertici societari, finalizzata ad un sistematico risparmio del cemento nelle forniture di calcestruzzo destinate alla realizzazione di opere pubbliche...».
In quegli anni l'A.D. era Enzo Papi che poi collezionò per tangenti e reati vari ben 8 condanne definitive (patteggiate).