LA GRANDE CARESTIA DEL 1030 – QUANDO L’OPTIMUM CLIMATICO MEDIEVALE FU DAVVERO… PESSIMO
Rodolfo il Glabro, monaco borgognone, è uno dei cronisti più famosi ed una delle nostre migliori fonti di conoscenza di un secolo di storia europea, l’Undicesimo, ricordato come quello della Rinascita dell’Anno Mille.
Secondo tutti i trattati di storia climatologica, si trattò di un’epoca caratterizzata da clima piuttosto caldo e stabile: condizioni ideali per trascinare l’Europa fuori dalle nebbie dell’Alto Medioevo, consentendo alla popolazione di riprendersi ed ai Vichinghi… di scoprire l’America.
Tuttavia, il monaco francese ci ha lasciato la terribile testimonianza di cosa accadde quando improvvisamente il tempo si rivoltò contro la civiltà europea.
Intorno al 1030, “tutta la terra era stata così inzuppata dalle continue piogge che nell’arco di tre anni non si poterono preparare solchi adatti alla semina. Al tempo del raccolto le erbacce e l’inutile loglio avevano ricoperto tutta la campagna (…) Questo flagello vendicatore era iniziato in Oriente, e, dopo aver devastato la Grecia, si abbattè sull’Italia, da dove si diffuse nelle Gallie arrivando poi a colpire tutta la terra degli Angli.”
Nell’agricoltura premoderna, due erano i principali fattori che potevano portare ad una catastrofe alimentare: l’impossibilità di seminare e quella di raccogliere il grano, fondamento quasi esclusivo dell’alimentazione. Di fronte a questi accidenti, causati da temporali di inizio o fine estate, l’impossibilità logistica di trasportare in tempo utile le eccedenze maturate altrove, comunque sempre scarse, dava luogo alla carestia, che spesso era su scala locale. I paesi dal clima atlantico sono molto più vulnerabili di noi a questi eventi, in quanto già il loro clima normale prevede piogge durante i periodi della lavorazione e della semina; basta un piccolo aumento e cominciano subito i problemi. Un analogo fenomeno si registrò successivamente, fra il 1310 ed il 1320.
Le parole di Rodolfo, lungi dal riferirsi ad un’anomalia atlantica, ci introducono ad una carestia su scala quasi continentale, descrivendo un percorso preciso dell’anomalia pluviometrica, durata tre anni: dalla penisola anatolica alla Grecia, poi verso l’Italia, la Francia e infine le Isole Britanniche.
Un osservatore del 1033 poteva arrivare a queste conclusioni raccogliendo testimonianze che impiegavano anni ad arrivare, giungendogli in genere alterate, distorte. Ma oggi, nel 2013 abbiamo strumenti per comprendere più esattamente cosa sia accaduto, e perché?
Sullo splendido sito della NOAA dedicato alla paleoclimatologia http://www.ncdc.noaa.gov/paleo/recons.html possiamo reperire molte informazioni utili a ricostruire il quadro degli eventi. Ci proviamo, sia pure nell’ambito di un quadro che, forzatamente, può essere solo generale.
In quegli anni, la temperatura globale dell’Emisfero Nord si abbassò improvvisamente, di circa un grado. Freddo, in particolare, fu il 1029 (-0,9°C) ma freddissimo soprattutto il 1032, anno più freddo del secolo XI, con un’anomalia sui valori 1961-1991 di -1,6°C. (Jones, Briffa, altri 1998).
Secondo altre ipotesi, addirittura, l’anomalia del 1029 sarebbe stata di -2,6 gradi e quella del 1032 superiore ai -5°C….. Per dare un termine di paragone, l’anomalia del 1816, l’anno senza estate, fu di poco superiore a -1 grado.
Ma non ovunque fece così freddo. Sulle regioni artiche, ad esempio, l’anomalia fu più contenuta. Nonostante ciò, il 1032 fu anche da quelle parti, nella stagione estiva, il quinto anno più freddo dell’XI secolo.
Intanto, gli indici teleconnettivi. Come stava messa la NAO in quegli anni? Risposta: male, molto male. Per ricostruirla, abbiamo a disposizione i dati rilevati da Proctor ed altri nelle stalagmiti del Nord-ovest della Scozia ftp://ftp.ncdc.noaa.gov/pub/data/paleo/ ... d_data.txt A partire dal 1028, da valori simili a quelli attuali si passa a differenze minime di pressione: nel 1034 siamo a 11, intorno al 1040 addirittura a 3. Una NAO negativa così pesante deve aver indotto squilibri veramente su larga scala.
E infatti, grazie a recentissime e straordinarie ricerche di grande dettaglio su scala locale (Guiot-altri 2011) possiamo apprezzare l’andamento termico estivo su scala locale in tutto il continente europeo e sull’Anatolia, notando come, nel biennio 1027-1028, in vastissime zone del Vicino Oriente si siano avute improvvisamente estati più fresche della norma, per valori di poco meno inferiori a un grado. Può sembrare poco, ma è la stessa anomalia che l’estate 2002 ha presentato rispetto alla media delle estati italiane. Anche l’estate 1029 è piuttosto fredda, nelle regioni caucasica e caspica, con analoghe anomalie. Ma nel 1030 l’anomalia si propaga, proprio con la stessa direzione descritta dal Glabro, su gran parte dell’Europa centro-orientale.
Qui, però, le analogie fra la storia raccontata dal monaco borgognone e quella narrata dagli anelli degli alberi e le stalagmiti si fermano. Fra il 1031 e il 1032 non si registrano grandi scostamenti dalla norma. In generale, la penisola italiana e l’Europa atlantica non sembrano essere state investite dalla perturbazione, stando ai dati disponibili, risultando più fresca l’estate 1033 di solo mezzo grado. Del resto, l’estate italiana del 1032 era stata più calda della norma ATTUALE di ben un grado. Nessuna anomalia, invece, per le Isole Britanniche e la Francia.
Conferme della storia arrivano invece da ricostruzioni di area alpina e tedesca (Buntgen 2011), con gli anni 1029 e 1032 caratterizzati da temperature nettamente più basse della media, fino a 3°C secondo alcune prospettazioni.
Insomma: come sempre quando si parla delle carestie medievali, occorre tener conto non solo dell’imprecisione delle fonti, ma anche dell’influenza del fattore umano rispetto ai capricci, sempre presenti, della natura. Molto dovrà ancora essere compreso del tempo di quegli anni, così sorprendentemente simile a quello dei nostri giorni, anche nella contraddittorietà dei suoi processi.
Di sicuro, intorno al 1030, in molte regioni europee, qualcosa nel ritrovato equilibrio fra l’uomo medievale e il suo tempo si ruppe. Di questa rottura resta la spaventosa testimonianza di Rodolfo il Glabro.
La carestia del 1033. Quando l'optimum climatico medievale fu davvero... pessimo.
Moderatore: Moderatori
- burjan
- Contributor
- Messaggi: 8555
- Iscritto il: sab 16 apr, 2005 14:13
- Località: Foligno - periferia sud - 219 m.s.l.m
- Preferenza meteo: Freddofilo
- Stazione meteo: Nessuna
- Sesso:
La carestia del 1033. Quando l'optimum climatico medievale f
Il dono della previsione è far comprendere quanto sia perfettamente inutile dare una risposta alle domande sbagliate (Ursula Le Guin)
- andrea75
- Presidente
- Messaggi: 44546
- Iscritto il: gio 31 mar, 2005 14:33
- Località: San Mariano (PG) - 290 mt.
- Preferenza meteo: Freddofilo
- Stazione meteo: LaCrosse WS2300
- Sesso:
- Contatta:
Re: La carestia del 1033. Quando l'optimum climatico medieva
Mentre mi accingevo a pubblicare su Facebook uno dei tuoi articoli (quello del Maggio '57), ecco che mi spunti con l'ennesima perla!!! Grandioso Luis!!!
Facebook: lineameteo - Twitter: @lineameteo
Stazione meteo di San Mariano (PG)
Dati meteo in tempo reale
http://sanmariano.lineameteo.it
Stazione meteo di San Mariano (PG)
Dati meteo in tempo reale
http://sanmariano.lineameteo.it
- MySn0w
- Veterano
- Messaggi: 2397
- Iscritto il: lun 27 feb, 2012 15:28
- Località: Casteldilago (Tr), Valnerina
- Preferenza meteo: Freddofilo
- Stazione meteo: Davis Vantage Pro2,Oregon Scientific Generica
- Sesso:
- Contatta:
Re: La Carestia Del 1033. Quando L'optimum Climatico Medieva
Grazie Burjan, non ero a conoscenza degli scritti di Rodolfo il Glabro, interessanti dal punto di vista meteo ma molto forti e toccanti dal punto di vista umano (per quelle due pagine che ho letto)..
- burjan
- Contributor
- Messaggi: 8555
- Iscritto il: sab 16 apr, 2005 14:13
- Località: Foligno - periferia sud - 219 m.s.l.m
- Preferenza meteo: Freddofilo
- Stazione meteo: Nessuna
- Sesso:
Re: La carestia del 1033. Quando l'optimum climatico medieva
Per leggere le "Storie dell'Anno Mille" ci vuole molta pazienza. Era gente che scriveva per avallare la propria visione religiosa del mondo e della storia. Ogni avvenimento veniva letto come un messaggio divino; carestie e pestilenze erano sempre una punizione per i peccati degli uomini. Abbondano quindi i discorsi, le interruzioni, i prodigi; non è un saggio di storia come lo intendiamo noi oggi. Fatta questa tara, è una lettura utile per fare un pò di luce su un'epoca molto lontana e remota, dal vago sapore arcaico, della storia europea. Va assolutamente preceduta da una breve rinfrescata al manuale di storia medievale.
Il dono della previsione è far comprendere quanto sia perfettamente inutile dare una risposta alle domande sbagliate (Ursula Le Guin)